Breve storia dell’illuminazione pubblica a Messina
- Salvatore Saglimbeni
- 26 mag 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Messina città della luce!
Questo slogan che sa di sfacciata partigianeria affonda i suoi riferimenti nell’alto medioevo allorquando, sotto le dominazioni arabe, è documentato che in città fosse diffuso l’uso tra i cristiani di illuminare l’esterno delle abitazioni per garantirsi una maggiore sicurezza, ed anche – secondo alcuni – come simbolo del primo elemento creato da Dio [6].
Ma lo slogan sbandierato come incipit di questo articolo trova sostegno in tante altre storie che ci si propone di raccontare.
Al buio, in tutti i sensi, del basso medioevo facevano da contrappunto a Messina l’illuminazione che veniva creata in occasione delle feste religiose principali come quella della Madonna della Lettera, per le quali si allestivano le “lummarìe” (antenate delle luminarie ancora oggi usate nelle feste e nelle sagre), strutture piramidali in legno, dipinte e decorate per rappresentare fontane, obelischi e monumenti, e dotata di mensole riempite di lumi di creta ad olio, e che consentivano lo svolgere delle processioni anche in ora tarda.
Tuttavia è solo nella metà del 1700 che a Messina venne realizzato il primo impianto di pubblica illuminazione, primo non solo in città ma anche in Sicilia.
L’impianto che fu voluto da don Eustachio duca di Laviefuille, viceré sotto Carlo III di Borbone, provvedeva ad illuminare con “num. 523 fari a riverberi… collocati a debita distanza e con bella simmetria” le strade principali della città [2].
L’alimentazione era effettuata con “olio di olive vecchio Sicilia” consegnato alla “deputazione notturna dei fanali” in funzione del tipo di lampione da alimentare e del periodo dell’anno [2].
Questo, per quanto ci è dato sapere, è storicamente il primo appalto di pubblica illuminazione documentato.
L’avvento del gas rivoluzionò il settore dell’illuminazione pubblica.
A Messina tale rivoluzione si concretizzò il 5 febbraio 1860, quando al Teatro Vittorio Emanuele s’illuminò un magnifico lampadario alimentato a cera, olio ed a gas, che fu il primo e probabilmente il più bello di tutta la Sicilia [2].
Anche in questo caso – come vedremo nel prosieguo – l’illuminazione pubblica divenne strumento di promozione commerciale per la vendita del gas per usi civili e/o industriali, come testimoniano le bollette sotto riportate, dove accanto al corrispettivo per i consumi veniva pubblicizzata la cucina a gas o l’uso dello stesso per stufe, laboratori e forza motrice.


Nel 1860 il Municipio di Messina affidò, mediante trattativa privata, l’appalto dell’illuminazione a gas per un periodo di 60 anni, all’ing. Alfredo Gotterau della Compagnia “Gotterau & C.”, ed a questa sei anni dopo subentrò la Compagnia inglese “The Continental Union Gas Company l.t.d.”.
Nel 1895, sindaco il barone G. Natoli di Scaliti, venne realizzato il primo impianto di illuminazione alimentato elettricamente.
L’impianto era costituito da tre candelabri istallati in piazza Municipio alimentati da una dinamo, e suscitò reazioni contrastanti nella popolazione, in buona parte legata al tradizionale sistema a gas, anche in ragione del fatto che nello stesso periodo si affermava l’illuminazione a incandescenza a gas coi becchi Auer, un sistema di illuminazione che dava una luce senza fiamma visibile, più uniforme ed economica di quella tradizionale.

Il processo di crescita del settore venne interrotto la notte del 28 dicembre 1908 dal violentissimo sisma che distrusse Reggio e Messina, sebbene, anche in ordine a ragioni di sicurezza, sin dal gennaio del 1909 la Società Messinese di Elettricità, riprendeva parzialmente il servizio di luce, con fanali a petrolio e poche lampade elettriche ad arco.
Dovettero passare alcuni anni prima che la città devastata dal sisma risorgesse secondo la pianificazione urbanistica redatta dal Borzì, e solamente nel 1916 la “Hugo Stinnes”, una società tedesca, ristruttura il gasometro di viale Principe Amedeo (oggi v.le della Libertà) e assume il servizio di illuminazione pubblica alimentata a gas.
Nel 1925 il Comune di Messina appaltò il Servizio di Pubblica Illuminazione alla S.M.I.E., Società Messinese per le Imprese Elettriche, e poi alla S.G.E.S., Società Generale Elettrica della Sicilia, che ampliò la rete di pubblica illuminazione con linee interrate nelle strade principali ed aeree in quelle secondarie [2].
La luce elettrica nelle strade era all’epoca un servizio promiscuo con la distribuzione dell’elettricità nelle case per scopi civili.
La pubblica illuminazione divenne – probabilmente in modo inconsapevole – una forma pubblicitaria per la commercializzazione dell’elettricità prodotta dagli impianti idroelettrici del-l’Alcantara (costruito nel 1911 e raffigurato sotto) e del Cassibile (costruito tra il 1908 ed il 1910) [4]. olio

A questa epoca risale il definitivo sopravvento dell’illuminazione con lampade a incandescenza su quella con lampioni alimentati a gas.
Parallelamente l’illuminazione divenne anche una forma di arredo della città, e le fonderie dell’epoca producevano pali anche su disegni dell’Ufficio Tecnico Comunale, pali che rispecchiavano i canoni del gusto del momento, come testimoniano le immagini dei tre disegni recuperati negli archivi di palazzo Zanca.

Nell’ambito della storia dell’illuminazione pubblica a Messina va ricordato quanto avvenne il 12 agosto 1934, allorquando Guglielmo Marconi permise a Papa Pio XI di accendere a distanza la scritta posta alla base della stele costruita sulla punta del forte S. Salvatore – probabilmente uno dei primissimi esempi di illuminazione artistica - e la corona che sovrasta la statua della Madonna, accensione a cui fece seguito la solenne benedizione diffusa via radio, il tutto alla presenza di migliaia di persone che assistettero sul frontistante molo, poi intitolato a Marconi [5].
A questo avvenimento fecero seguito altri allestimenti per illuminare monumenti cittadini quali la chiesa di Montalto, il Sacrario Militare di Cristo Re ed il Duomo.
La seconda guerra mondiale rappresentò un’altra cesura nella vita della città che divenne suo malgrado la città italiana più bombardata del conflitto.
Al termine della guerra iniziò la seconda ricostruzione di Messina, ricostruzione che passò anche per la realizzazione di moderni impianti di illuminazione con distribuzione in serie equipaggiati con lampade fluorescenti a cominciare dal centro città che era servito dalle cabine di trasformazione S. Cecilia (centro-sud) e Trapani (centro-nord).
Tale tipologia d’impianto certamente trovò terreno fertile al suo sviluppo a Messina per la presenza della Costruzioni Elettromeccaniche Ingg. Alfonso & Manlio Schipani S.r.l. una azienda locale leader nella progettazione e costruzione di impianti elettromeccanici.
Alla S.G.E.S. che gestiva il servizio di pubblica illuminazione, in virtù della legge 1643 del 6 dicembre 1962 subentrò l’ENEL (Ente Nazionale per l’Energia Elettrica), creata sul modello francese, con cui si nazionalizzarono le compagnie locali che si occupavano di produrre e commercializzare l’energia elettrica, e di converso – stante la promiscuità del servizio – di esercire la pubblica illuminazione.
Ne volgere di un ventennio si assisté ad uno sviluppo del sistema di pubblica illuminazione sempre più ampio e capillare. La pubblica illuminazione sul finire degli anni ’70 uscì dal core business dell’Enel, ed i comuni dovettero affrontare il problema della gestione di un sistema complesso, in rapido sviluppo, e dai molteplici risvolti sociali.
Su queste premesse il comune di Messina affidò alla “Ing. A. Schipani s.r.l.” il Servizio stipulando il contratto n.1331/81 per la gestione del Servizio di manutenzione ordinaria dei 9.422 punti censiti per tipologia e potenza delle lampade, e parallelamente quello del servizio di manutenzione straordinaria per l’ammodernamento degli impianti ex-Enel.
Il contratto Schipani dispiegò i suoi effetti per 29 anni durante i quali la consistenza della pubblica illuminazione crebbe fino a ca. 24.800 punti luce, servendo oltre il 40 % della rete stradale del comune di Messina.
Ed è a questo periodo di gestione che vanno ascritte importanti realizzazioni nel settore, culminate in un primo vasto intervento di relamping tra il 2001 ed il 2009 con il quale si sostituirono buona parte delle lampade HQL (a vapori di mercurio) con le più moderne e performati lampade SAP (sodio alta pressione) con elevati risparmi energetici, anticipando anche le normative ambientali ed in particolare il Regolamento CE n. 245/2009 per l'eliminazione delle fonti luminose obsolete e/o inefficienti.
Nel 2005 il Servizio di Pubblica Illuminazione, con l’aiuto dell’impresa Schipani, curò l’allestimento della Cabina Museo dell’Illuminazione, creata attraverso la ricerca e l’installazione di vecchie plafoniere stradali, risalenti dagli anni '20 in poi, equipaggiate con le lampade dell’epoca e collegate elettricamente per consentire, in ottica didattica, di verificare con gli amperometri posti su ogni collegamento i consumi elettrici in relazione a tipologia, potenza e resa illuminotecnica.

Al termine della gestione Schipani si avviò un periodo difficile di transizione verso nuovi assetti organizzativi del settore, che comunque non impedì di cogliere dei risultati prodromi della grande trasformazione avviata nell’ultima parte del secondo decennio del nuovo secolo.
In particolare va ricordato come nel 2011 in occasione del 150° dell’unità d’Italia il comune di Messina illuminò uno dei simboli della città il Pilone Siculo, traliccio elettrico divenuto archeologia industriale dopo la dismissione dei cavi di collegamento aereo tra la Sicilia ed il continente.
Il Pilone, come confidenzialmente lo chiamano i messinesi, è stato invero per molti anni il traliccio elettrico più alto al mondo, e dopo la sua uscita di scena come impianto di trasmissione elettrica, si è posizionato al secondo posto al mondo per altezza alle spalle della torre Eiffel.

L’impianto di illuminazione artistica realizzato in collaborazione con la Philips sostituiva i 32 proiettori da 2.000 watt/cd., che avevano illuminato il Pilone dal 31 dicembre 1999, con 12 proiettori da 290 watt/cd. a tecnologia led mutante.

L’alone di luce bianca intensamente abbagliante del primo impianto venne sostituita da un sistema che garantiva giochi di luce e sottolineava l’architettura post-industriale della struttura come testimoniato dalla foto seguente.

Con questa realizzazione Messina si proiettava nel futuro dell’illuminazione pubblica, anche se dovettero passare sei anni prima di varare un nuovo appalto di ampio respiro per la gestione e l’ammodernamento della pubblica illuminazione.
Quegli anni, caratterizzati da una crisi finanziaria che attanagliava le amministrazioni locali sull’orlo del dissesto finanziario, vennero utilizzati dal Servizio di Pubblica Illuminazione del comune di Messina, per effettuare prove e verifiche sul campo con la realizzazione di impianti pilota per testare la nuova tecnologia led in rapida evoluzione tecnica.
L’occasione per varare il progetto per il Servizio di Efficientamento e Gestione Pluriennale degli Impianti di Illuminazione Pubblica Mediante Ammodernamento Tecnologico e Relamping venne offerta, e colta dall’allora Servizio di Pubblica Illuminazione, dalla disponibilità di fondi strutturali nell’ambito del programma PON Metro 2014 – 2020.
Il finanziamento di € 6.200.000 venne unito, nell’ambito di un progetto più ambizioso, a risorse che nell’ordinaria gestione l’amministrazione comunale avrebbe comunque speso per il mantenimento dello status quo.
Il progetto di complessivi € 39.200.000, con un orizzonte temporale di sei anni, venne appaltato al R.T.I. costituito dalle società Varese Risorse s.p.a. - A2A illuminazione s.r.l.– Di Bella Costruzioni s.r.l., che offrì quale principale miglioria d’appalto il relamping di altri 20.000 punti luce che sommandosi agli 8.134 riqualificati con i fondi PON Metro 2014 – 2020 hanno permesso di relampizzare tutti gli impianti d’illuminazione pubblica del comune di Messina.
L’appalto avviato nel 2018 ha concluso nel dicembre 2020 la sua prima parte, quella legata all’utilizzo dei fondi strutturali PON Metro 2014 – 2020, ed il filmato che si potrà vedere cliccando sull’immagine sottostante segue dà contezza dell’intervento posto in essere.
La giunta De Luca, nella riorganizzazione dell’amministrazione comunale, colse la potenzialità che il programma di efficientamento portava in sé e ribattezzò il Servizio di Pubblica Illuminazione in Servizio di Politiche Energetiche, affidandogli la gestione della spesa energetica in capo all’amministrazione comunale, e di converso circa un terzo del piano di riequilibrio finanziario dell’ente.
Un solo dato dà la cifra del risultato colto, il consumo di e.e. per pubblica illuminazione è passato, nell’arco di quattro anni, da ca. 27.000.000 kWh/anno a ca. 10.500.000 kWh/anno con un risparmio in termini ambientali da 5.590.890 kg CO2 eq. a 2.174.235 kg CO2 eq.
L’intervento descritto ha portato poi ulteriori benefici.
Infatti il comune di Messina è stato premiato il 26 ottobre 2023 nel corso dell’Assemblea nazionale ANCI dal G.S.E. s.p.a. con il premio “VIVI, territorio vivibile” che, proprio per l’intervento di relamping descritto, è risultato il comune che ha presentato il maggior numero di richieste di Titoli di Efficientamento Energetico, premio così commentato dal sindaco Federico Basile:

«Portiamo a casa con orgoglio un importante riconoscimento promosso dalla società Gestore dei Servizi Energetici che ha posizionato Messina tra i primi 4 Comuni, individuati su scala nazionale, come beneficiario del Premio grazie alla sensibilità per il tema e l’efficienza dimostrata dall’Amministrazione attraverso le nostre importanti richieste di Certificati Bianchi per riqualificare il Sistema di illuminazione pubblica».
Ing. Salvatore Saglimbeni
Per l’elaborazione del presente articolo mi sono avvalso, oltre che delle mie dirette conoscenze, delle seguenti fonti
[1] Ecomuseo Sogno di Luce – La Storia dell’Illuminazione
[2] “Illuminazione Pubblica a Messina” di Linda Schipani
[3] Archivio Storico della Assemblea Regionale Siciliana
[4] Museo Elettrico Virtuale “La Luce” di Nino Vadalà
[5] Gazzetta del Sud online
[6] holyart.it
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